Il mondo non era mio
ma c'era un mondo che mi guardava
e sorridendomi a modo suo
era già un mondo che mi aspettava.
E io che volavo via
con troppo vento sulla mia faccia.
Ma lo spettacolo della vita,
ti piaccia o non ti piaccia,
è un gran romanzo breve che ti scrivi da te.
Il mondo non era ancora
quella grande scacchiera complessa;
dovevo osservarla la vita, quella signora,
con la mia faccia perplessa.
E intanto si svolgeva attorno a me
la prima pantomima,
come in quei dormitori alla mattina
quando piove.
Perchè il mondo non ha età,
spalanca il suo sipario;
sfoglia un calendario e resta lì.
C'è una scena immobile
attorno ad una stanza;
cambia d'importanza come noi
e come noi si trasforma.
E il mondo sapeva già
cosa mi stava riservando,
nel retrogusto di una città
nella quale mi stavo ambientando.
E intanto restavo lì
con il primo di tanti fogli in mano;
sarebbero state le circostanze
a spingerli lontano
con un percorso strano che si scrive da sé.
E il mondo che diventava
il grande teatro delle incertezze;
semplicemente si complicava
tra gesti immobili e debolezze.
Così cresceva piano dentro me
la stessa meraviglia,
per come a volte il mondo si somiglia
quando vuole.
Perchè il mondo non ha età,
distribuisce e toglie;
coglie fiori che volano via.
Quasto mondo non ha età
e cambia gli orizzonti
agli ospiti paganti come noi,
che ci mettiamo a sedere
fino a quando c'è da guardare,
fino a quando ci fanno
restare qui