Quando penso a come tutto è cominciato, mi viene in mente un aggettivo uggioso
Al liceo non frequentavo l'ora di religione
I miei genitori da buoni comunisti mi avevano permesso di scegliere
Ed io che avevo appena quattordici anni
Preferivo girovagare per i corridoi
Dato che l'attività alternativa visti i pochi iscritti non era mai partita
Dopo qualche settimana capii che durante il cambio dell'ora
Quando i bidelli erano distratti
Potevo uscire e tornare a scuola confondendomi con i ragazzi in cortile per l'intervallo
In una piazzetta a circa duecento metri dal liceo
Aveva aperto un buco che vendeva dischi usati
Mauro il gestore era un uomo tra i quaranta e i cinquanta
Che stampava tutte le settimane la lista dei nuovi arrivi
La moglie Katia aveva il mio stesso accento romano
Iniziai a tenermi i soldi della merenda da parte
In quel modo potevo comprarmi un disco a settimana
Passarono i mesi, poi gli anni
Il nostro era diventato un appuntamento fisso
Io gli portavo il caffè in cambio di racconti su qualche vecchio gruppo prog o di consigli sull'album da acquistare
Conoscere, ascoltare, scoprire
In quel momento per me era tutto
Vorrei lo fosse ancora. Anche domani
Un'estate appena tornato dalle vacanze andai da Mauro
Per salutarlo e comprarmi un nuovo disco
La saracinesca del negozio era chiusa
Passarono i giorni, le settimane, nessun segno di vita
Fino a quando qualche mese dopo in quel buco aprì un'agenzia immobiliare
Spesso sfogliando tra i dischi, mi imbatto nel logo Tangram, appiccicato con cura all'interno dei cd
Vorrei tornare in quel luogo, nello spazio e nel tempo
Per ricordarmi che in quel momento, essere lì, per me era tutto