Io, nato Primo di nome e di cinque fratelli
Uomo di bosco e di fiume, lavoro e di povertà
Ma uomo sereno di dentro, come i pesci e gli uccelli
Che con me dividevano il cielo, l'acqua e la libertà
Perché sono in prigione per sempre, qui in questa pianura
Dove orizzonte rincorre da sempre un uguale orizzonte
Dove un vento incessante mi soffia continua paura
Dove è impossibile scorgere il profilo d'un monte
E se d'inverno mi copre la neve gelata
Non è quella solita in cui affondava il mio passo
Forte e sicuro, braccando la lieve pestata
Che lascia la volpe o l'impronta più greve del tasso
Ho cancellato il ricordo e perché son caduto
Rammento stagioni in cui dietro ad un sole non chiaro
Veniva improvviso quel freddo totale, assoluto
E infine lamenti, poi grida e bestemmie e uno sparo
Guarda la guerra che beffa, che scherzo puerile
Io che non mi ero mai spinto in un lungo cammino
Ho visto quel poco di mondo da dietro a un fucile
Ho visto altra gente soltanto da dietro a un mirino
E siamo in tanti coperti da neve gelata
Non c'è più razza o divisa, ma solo l'inverno
E quest'estate bastarda dal vento spazzata
E solo noi, solo noi che siam morti in eterno
Io che guardavo la vita con calmo coraggio
Cosa darei per guardare gli odori della mia montagna
Vedere le foglie del cerro, gli intrichi del faggio
Scoprire di nuovo dal riccio il miracolo della castagna